Intervento laser per IPB: ThuLEP
Cos’è l’IPB?
L’iperplasia prostatica benigna (IPB o BPH – benignprostatichyperplasia), conosciuta è una condizione clinica caratterizzata dall’aumento di volume della porzione centrale della ghiandola prostatica.
Si tratta di una condizione benigna della ghiandola prostatica che subisce un progressivo ingrossamento, tale da determinare un’ostruzione al flusso urinario, BOO (bladder outlet obstruction). Tutto ciò si traduce in una riduzione della forza del getto urinario, in un eccessivo sforzo addominale per iniziare la minzione, in continui risvegli notturni per vuotare la vescica. Con il passare del tempo, poi, possono verificarsi infezioni urinarie che assumono carattere ricorrente, bruciore minzionale, sensazione di mancato svuotamento post-minzionale, minzioni sempre più frequenti, fino addirittura alla necessità di cateterismo d’urgenza per blocco minzionale. Tutti questi sintomi rientrano nei cosiddetti LUTS (Lower UrinaryTractSymptoms).
Questo corollario di sintomi non è altro che la conseguenza dell’aumento volumetrico della porzione centrale della ghiandola prostatica (l’unica parte interessata da questo fenomeno) che determina una condizione di ostruzione progressiva al vuotamento della vescica che nei casi più gravi esita nella formazione di voluminosi diverticoli di parete. La diagnosi è fondamentalmente clinica ed è il paziente stesso a suggerirla al medico riferendo uno o più di quei sintomi descritti in precedenza. Un’ecografia sovrapubica a questo punto, permette di valutare le reali dimensioni dell’adenoma prostatico (così è definita la porzione della ghiandola che s’ingrandisce), la cui grandezza non sempre correla con la gravità dei sintomi.
La terapia può essere medica o chirurgica.
Terapia dell’IPB
La terapia medica trova indicazione nelle prime fasi della malattia con farmaci alfa-litici e in casi eccezionali con gli inibitori delle 5-alfa-reduttasi, cui possono associarsi sostanze naturali (Serenoarepens, tribulusterrestris, glucosamina, alga echloniaetc)
Quando la terapia medica non riesce più a controllare i sintomi, si ricorre alla chirurgia.
Le tecniche più utilizzate sono la TURP (Resezione prostatica trans-uretrale) tecnica che prevede la rimozione attraverso taglio e coagulazione dell’adenoma prostatico attraverso l’uretra, per prostate molto piccole.
Per prostate molto voluminose (>70gr) l’utilizzo del laser ha, di fatto, soppiantato la chirurgia tradizionale a “cielo aperto”.
Laser per il trattamento dell’IPB
Si tratta di un sistema laser di ultima generazione, il laser al Thulium (Thu:YAG) che data l’elevata potenza (200W) consente un’azione chirurgica più rapida rispetto agli altri sistemi fino ad ora utilizzati (può vaporizzare 30gr di tessuto in 10 min!!). Questo laser, inoltre, permette una dissezione precisa e puntiforme grazie alla possibilità di utilizzo in modalità continua e la maggiore lunghezza d’onda (2um) determina l’assenza di disseminazione energetica, e quindi possibili danni, ai tessuti circostanti. Il controllo del sanguinamento poi è in pratica perfetto. La tecnica chirurgica che utilizza questo tipo di laser prende il nome di ThuLep (Thulium Laser Enucleation of the Prostate) e da qualche tempo è diventato motivo di vanto per i (pochi) centri urologici specializzati chelo utilizzano. Il nostro gruppo vanta una delle casistiche operatorie più ampie.
Vediamo ora quali sono i vantaggi della tecnica ThuLEP rispetto alla chirurgia tradizionale “a cielo aperto”. Basti pensare che con l’intervento classico i tempi di degenza medi sono di una settimana circa. Inoltre si rende necessaria l’apposizione di un drenaggio addominale che può essere rimosso solo dopo aver rimosso il catetere vescicale che necessariamente deve restare in sede almeno 5 giorni, tanto infatti serve alla vescica per poter guarire in seguito alla sezione chirurgica. Tutto ciò chiaramente aumenta il rischio di poter contrarre infezioni nosocomiali (cioè contratte in ambienti ospedalieri e particolarmente gravi da debellare). La tecnica classica, inoltre, espone a sanguinamenti importanti sia durante sia dopo la procedura chirurgica, e tali perdite ematiche, spesso sono così copiose da richiedere emotrasfusioni d’urgenza. Va ricordato infine l’ovvio dolore post-operatorio conseguente al taglio chirurgico dell’addome e della vescica.
La tecnica ThuLEP utilizzando un orifizio naturale (l’uretra) per raggiungere la prostata non prevede l’utilizzo di alcun bisturi e quindi non c’è nessun taglio né sulla pancia né in altra sede, con la possibilità di eseguire l’intervento anche in anestesia loco-regionale. Va ricordato che questa procedura non prevede l’apposizione di alcun drenaggio addominale, inoltre il catetere vescicale viene rimosso dopo 36h appena ed il paziente torna a casa dopo 48h, tutto ciò come è facile intuire riduce notevolmente i rischi di contrarre infezioni nosocomiali. Se infine consideriamo che con questa tecnica, e studi clinici lo hanno dimostrano, il sanguinamento è quasi totalmente assente sia durante che dopo l’intervento, si capisce come questo intervento è da preferire ed ha soppiantato completamente la, ormai vecchia, chirurgia open.