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Ipertrofia prostatica benigna: risoluzioni sempre meno invasive !

Marzo 22, 2021/in News /da lf49fhbl

L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è considerata la causa più frequente di ostruzione delle vie urinarie dell’uomo. Ne soffre, in maggiore o minor misura, circa il 50% degli uomini nella sesta decade di vita. L’ingrossamento prostatico è causa di un’ostruzione a livello dell’uretra prostatica e, secondariamente, una ipertrofia compensatrice del muscolo detrusore che determina sintomatologia da “riempimento” come Pollachiuria (urinare spesso emettendo poche gocce di urina), urgenza minzionale, necessità di svegliarsi la notte per urinare, la cosiddetta nicturia. Successivamente insorgono manifestazioni cliniche “da svuotamento” come ad esempio difficoltà ad iniziare la minzione, sensazione di svuotamento incompleto, gocciolamento minzionale. Le indicazioni al trattamento chirurgico sono: pazienti con sintomi moderati e refrattari al trattamento medico. Pazienti con desiderio espresso di trattamento chirurgico per evitare l’uso di farmaci. Nell’ambito del trattamento chirurgico, le opzioni possibili ai nostri giorni sono molteplici; la maggior parte degli interventi chirurgici ormai sono di tipo endoscopico e non prevedono nessuna incisione chirurgica.Da circa 1 anno eseguiamo tra i vari trattamenti innovativi ( Green Laser e Laser al Thulium) anche una nuova tecnica mininvasiva per la cura dei sintomi ostruttivi dovuti alla ipertrofia prostatica benigna denominata REZUM.
Questa tecnica prevede l’utilizzo di vapore acqueo che elimina l’eccesso di tessuto prostatico. Il vapore acqueo viene iniettato tramite un ago all’interno della prostata e vaporizza il tessuto ipertrofico causa della sintomatologia.

L’intervento dura circa 15 minuti e non prevede alcuna incisione chirurgica. L’operazione si può eseguire in regime di day hospital e in anestesia locale o lieve sedazione . Rispetto ad altre tecniche chirurgiche per l’ipertrofia prostatica benigna i pazienti operati con la tecnica REZUM hanno un beneficio definitivo della loro sintomatologia a circa 3 mesi dall’intervento chirurgico. In qualche settimana si nota un grande miglioramento delle difficoltà urinarie e una notevole riduzione della necessità di alzarsi la notte per mingere. I risultati sono particolarmente duraturi: nell’arco di 4 anni, in media, solo il 4% dei pazienti deve sottoporsi di nuovo all’intervento. Inoltre è l’unica tecnica che prevede la preservazione dell’eiaculazione in circa l’85% dei pazienti trattati.

 

 

 

 

 

 

https://fabrizioiacono.it/wp-content/uploads/2021/03/rezum-3.jpg 457 500 lf49fhbl https://fabrizioiacono.it/wp-content/uploads/2021/03/logo_fabrizioiacono.png lf49fhbl2021-03-22 13:59:202021-03-23 08:01:59Ipertrofia prostatica benigna: risoluzioni sempre meno invasive !

Il Varicocele

Marzo 11, 2021/in News /da lf49fhbl

Cosa è il varicocele?
Il varicocele è una patologia di carattere benigno caratterizzata da un abnorme dilatazione delle vene del plesso pampiniforme con ristagno di sangue che a lungo termine può provocare diverse complicanze. Usualmente si verifica a sinistra giacché la vena spermatica si inserisce ad angolo retto nella vena renale, con conseguentemente aumento della pressione intravenosa, aumentato rischio di dilatazione valvolare e conseguente inversione del flusso, ovvero un reflusso, verso il testicolo.

Quali sono i sintomi?
Il quadro sintomatologico del varicocele è solitamente pauci sintomatico; alcune volte, nei gradi più elevati può manifestarsi un senso di peso o dolenzia sorda a livello scrotale con possibile coinvolgimento dell’inguine, in particolar modo quando il paziente assume per lungo periodo la stazione eretta. Può dare qualche fastidio o attacco doloroso di tanto in tanto, specie con il caldo, dopo un duro esercizio, alla fine di un rapporto sessuale, oppure dopo un tempo prolungato in stazione eretta. Le vene dilatate possono essere visibili e facilmente riconosciute alla palpazione da una mano esperta (sensazione di palpare un sacchetto di vermi); talvolta il testicolo colpito può risultare più piccolo rispetto al controlaterale.

Come si diagnostica il varicocele?
È possibile diagnosticare il varicocele grazie ad una semplice visita uro – andrologica. Il primo passo è l’esame obiettivo che viene eseguito in ortostasi, dal momento che in condizioni di clinostatismo potrebbero non apprezzarsi gradi lievi. Il medico palpando il plesso pampiniforme può avvertire la sensazione di dilatazione delle vene come “interiora di pollo”. Tutto ciò può accentuarsi se al paziente si chiede di effettuare un ponzamento (manovra di Valsalva) a causa del ridotto deflusso venoso centrale.
Il testicolo controlaterale può apparire leggermente diminuito di volume o di consistenza.

È sufficiente la visita clinica per la diagnosi?
No, la diagnosi va confermata ed approfondita con un semplice esame non invasivo: l’eco color doppler scrotale e dei vasi spermatici sia in clinostatismo che in ortostatismo. Ciò è utile per valutare: il diametro delle vene e la presenza, la tipologia e la velocità del reflusso venoso.
In pazienti in età fertile è utile eseguire uno spermiogramma di controllo.

Perché è importante diagnosticare il varicocele?

Secondo evidenze scientifiche è la patologia più frequente nel maschio infertile. È presente nell’11,7% della popolazione maschile adulta e nel 25,4% degli uomini che presentano uno spermiogramma alterato (Jungwirth 2012).

Le alterazioni del liquido spermatico sono costituite da una riduzione del numero e della motilità degli spermatozoi (oligo – astenospermia) e da un aumento delle forme anomale (teratospermia).
I varicoceli più gravi possono comportare le seguenti complicazioni:
Atrofia testicolare. In medicina, il termine atrofia fa riferimento a una riduzione della massa di un tessuto o di un organo, provocata dalla diminuzione del volume cellulare (cioè delle cellule che costituiscono il tessuto o l’organo colpito).
L’atrofia testicolare, quindi, è una riduzione delle dimensioni di uno o di entrambi i testicoli.
In caso di varicocele, il testicolo interessato è ovviamente quello affetto dal problema ai vasi venosi testicolari.
Le precise cause scatenanti sono poco chiare. Secondo la teoria più accreditata, a provocare l’atrofia testicolare sarebbe il ristagno di sangue venoso a livello scrotale; in questo sangue, infatti, vi sono tossine e prodotti di scarto prelevati dai tessuti appena irrorati, che, sostando a lungo nello scroto, determinerebbero un danno più o meno grave al testicolo e una riduzione del suo volume.
Inoltre, sempre per colpa del ristagno di sangue venoso, la circolazione sanguigna arteriosa risulta ostacolata e insufficiente a mantenere in vita tutte le cellule del testicolo con varicocele.

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