Prostatite cronica e terapia con onde d’urto

Un dolore persistente nell’area pelvica, problemi urinari e dolore durante i rapporti sessuali: sono alcuni dei sintomi più comuni della prostatite cronica non batterica, una patologia della quale ancora non sono del tutto note le cause. Certo è, invece, che questa condizione coinvolge una gran parte della popolazione maschile, spesso con gravi ricadute sulla qualità di vita.
Sotto il profilo delle cure, il problema più grande è legato alla mancanza di una terapia farmacologica efficace, il ché ha spinto gli specialisti a trovare risposte valide anche con tecnologie differenti.
Un trattamento oggi possibile è quello che si avvale di onde d’urto a bassa intensità che, applicate a livello perineale, aiutano a gestire in modo ottimale i sintomi di questa forma di prostatite.
Ad oggi, vi sono diversi studi autorevoli che supportano l’efficacia di questo trattamento nella cura della prostatite cronica non batterica. Una recentissima revisione sugli interventi non farmacologici, infatti, ha dimostrato una riduzione dei sintomi dopo il trattamento con le onde d’urto, senza peraltro provocare alcun effetto collaterale. A dispetto del nome, che potrebbe anche incutere timore, il trattamento consiste in una seduta settimanale per un periodo di quattro settimane.
Ogni seduta prevede l’irradiazione di 3.000 impulsi che vengono emessi da una piccola sonda posizionata nella zona perineale. Si tratta di un trattamento assolutamente indolore, che non comporta alcun rischio per il paziente.
Queste onde d’urto possono essere utilizzate per spegnere l’infiammazione e il dolore, e per favorire la “neoangiogenesi” (vale a dire la nascita di nuovi vasi sanguigni a partire da altri già esistenti). Semplificando, queste onde d’urto hanno la capacità di rimodellare i tessuti e i nuovi vasi sanguigni, migliorano l’apporto di sangue e l’ossigenazione della zona sulla quale si interviene. Non a caso, il trattamento con le onde d’urto a bassa intensità per la cura di questa patologia si sta diffondendo in tutti i centri di alta specializzazione, visto che la prostatite cronica non batterica non risponde bene ai farmaci oggi disponibili e impatta fortemente sulla vita di chi ne è colpito.
Ricordo inoltre che non è raro riscontrarla in ragazzi, anche giovani, che hanno a causa di questa malattia forti conseguenze emotive e sono spesso costretti a rinunciare ad una vita sessuale soddisfacente. Come tutte le sindromi dolorose croniche, il dolore è il sintomo principale e può essere veramente estenuante.
Si pensa che questa forma di prostatite si sviluppi per varie ragioni, che possono essere genetiche, anatomiche, neuromuscolari, endocrine e autoimmunitarie. Si genera così uno stato infiammatorio o una lesione neurogena che nel tempo si cronicizza. Un’ipotesi causale più recente suggerisce la formazione di cambiamenti a livello neuronale, il cosiddetto fenomeno della neuroplasticità, che può sfociare in un dolore neuropatico.
Come detto, non è raro che questa forma di prostatite possa causare problemi della sfera sessuale. Uno studio condotto nel Regno Unito evidenzia come il 73% dei pazienti con dolore cronico abbia avuto problemi sessuali a causa del dolore. Questi problemi possono essere legati a fattori psicologici, come la diminuzione dell’autostima, la depressione e l’ansia e possono contribuire alla perdita della libido. Ecco perché il consiglio è quello di affrontare il problema al più presto, ancor più oggi che può essere risolto grazio all’impiego di tecnologie e tecniche cliniche d’avanguardia.

Il dolore è il sintomo principale della PPS. Come caratteristica comune delle sindromi dolorose croniche, anche la PPS non presenta un’ eziologia specifica. Una possibile spiegazione sta nel fatto che la condizione si verifica con maggiore probabilità negli uomini suscettibili esposti ad uno o più fattori iniziali, che possono essere singoli, ripetitivi o continui. È stato inoltre ipotizzato che possano essere implicate cause infettive, genetiche, anatomiche, neuromuscolari, endocrine e autoimmunitarie. In fase avanzata, vi è la probabilità che si generi uno stato infiammatorio o una lesione neurogena che si perpetua nel tempo creando danni cronici. Una ipotesi causale più recente, invece, suggerisce la formazione di cambiamenti a livello neuronale, il cosiddetto fenomeno della “neuroplasticità”, che può sfociare in un dolore neuropatico.
Ancora le linee endoscopiche: per la vescica o anche per i calcoli ai reni abbiamo una strumentazione che sempre più piccola e sempre più tecnologica. Andiamo avanti con risultati eccellenti con la tecnologia che ha cambiato l’approccio chirurgico. La prevenzione, tuttavia, resta la miglior cura per queste patologie: è fondamentale per quelle oncologiche come cancro della prostata o della vescica o del testicolo. I controlli periodici sono indispensabili per intervenire immediatamente. In questo periodo di pandemia la prevenzione è stata fortemente rallentata, da un lato per l’affollamento delle strutture sanitarie dovute al Covid, dall’altro anche per la preoccupazione degli stessi pazienti di evitare contatti e quindi la possibilità di contagio.
sintomatologia da “riempimento” come Pollachiuria (urinare spesso emettendo poche gocce di urina), urgenza minzionale, necessità di svegliarsi la notte per urinare, la cosiddetta nicturia. Successivamente insorgono manifestazioni cliniche “da svuotamento” come ad esempio difficoltà ad iniziare la minzione, sensazione di svuotamento incompleto, gocciolamento minzionale. Le indicazioni al trattamento chirurgico sono: pazienti con sintomi moderati e refrattari al trattamento medico. Pazienti con desiderio espresso di trattamento chirurgico per evitare l’uso di farmaci. Nell’ambito del trattamento chirurgico, le opzioni possibili ai nostri giorni sono molteplici; la maggior parte degli interventi chirurgici ormai sono di tipo endoscopico e non prevedono nessuna incisione chirurgica.Da circa 1 anno eseguiamo tra i vari trattamenti innovativi ( Green Laser e Laser al Thulium) anche una nuova tecnica mininvasiva per la cura dei sintomi ostruttivi dovuti alla ipertrofia prostatica benigna denominata REZUM.